Ma che modi sono questi

lettere a uno sconosciuto

Tempo fa ho sentito una frase in un film che mi ha colpito al punto da farla diventare una immagine evocativa o emozionale che dir si voglia: sono i modi che definiscono gli uomini.
In questi giorni, a causa di alcuni accadimenti, ci ho ripensato e sono sempre più convinta della veridicità di queste parole.

i modi L’educazione, la cortesia, il rispetto, la gentilezza definiscono chi siamo davanti alle altre persone.
Non è questione di posizione sociale è questione di atteggiamento e di parole.

Io scherzando (e nemmeno troppo) dico di avere avuto una ‘educazione siberiana’, ovvero piuttosto rigida, improntata soprattutto sulla definizione dei ruoli e sul rispetto del prossimo.
Guai a me se non avessi salutato per prima un adulto, o se mi fossi comportata in modo rude o sgarbato con chiunque.
Questo ha fatto di me la persona che sono. Non sono una santa, anzi ho un carattere pepato e reagisco in maniera veemente agli sgarbi. Ma dubito di essere mai stata sgarbata o maleducata senza motivo o senza provocazione.
Per questo quando assisto ad atti di sgarberia gratuita rimango amareggiata.

Esiste anche una fondazione che si propone di mettere in pratica atti di gentilezza a caso. E’ stato anche istituito il GIORNO DELLA GENTILEZZA CASUALE (che per la cronaca è il 13 novembre nel mondo e il 17 febbraio negli Stati Uniti). Si invitano le persone a condividere storie di gentilezza, a scrivere pensieri carini da lasciare sulla macchina di uno sconosciuto (magari non incidendoli con una chiave, ma usando un foglietto) oppure a pagare il caffè a chi sta dietro di noi in coda al bar.
Tutte iniziative lodevoli, che hanno molto appeal sui social e che ci fanno fare bella figura quando le raccontiamo agli amici davanti ad un aperitivo.
Ma non sarebbe meglio iniziare salutando il vicino di casa in ascensore? O dicendo ‘buongiorno’ prima di chiedere 3 michette al panettiere? O evitando di urlare improperi immotivati al collega, solo perché si è avuta una brutta giornata a casa propria?

Diamo una chance al potere di un sorriso e di una parola educata.

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